(primo dialogo con Rothko)
Dove si fermano le forme
diradano i pensieri
e continuano solo i colori
con le loro immediate emozioni.
Dove anche i colori sono superflui
e sfumano verso un'unica essenza
là, un passo più avanti
trovi il quadro nero.
Una tela su un'intera parete
rettangolare, vasta
dentro l'edificio isolato
innalzato a spirale
vuoto.
Fuori si avvolgono sui muri
i bassorilievi che raccontano
le gesta degli uomini
coprendo il silenzio del dipinto nero.
La luce è tutta lì
in quel quadro, appeso nel nulla
e fra lo spessore del colore
la si può intuire:
è vivo,
lo sa ma resta immobile
pronto, non desidera.
Solo le mani dei ciechi
possono avvicinarsi e sfiorare
solo gli occhi attenti
possono vedere brillare quel nero
sentire la voce della luce
vibrare libera negli spazi.
Crollano le illusioni
si sgretolano i bassorilievi
si nasce e si muore
sulla tela della coscienza
in veloci pennellate di un quadro nero
mai dipinto.
(primo dialogo con Rossetti)
Mi trovi dietro la tela
del quadro nero,
al ritmo del respiro
vi premo il volto e le mani
che davanti emergono e scompaiono.
Provo a terminare
ciò che tu non hai saputo fare:
il dipinto del tuo dolore
per evitare di impazzire.
Tutti appesi attorno a me
i quadri con solo lei,
una stanza piena di colori vivi
dove lei sempre è ritratta
cambiando epoca e vestito, storia
ma sempre lei con i sui tratti forti
e i capelli lunghi, rossi, mossi.
Emerge dallo scuro dello sfondo
unica, domina
il tuo cuore.
Poi è scomparsa, morta
lasciando a te solo uno sfondo nero
a me il dipinto vuoto
del vostro dolore.
Emergo e scompaio
premendo il volto e le mani
dietro la tela nera.
Mantengo il battito dei due cuori
al ritmo del mio respiro
innamorato degli amori finiti
illuso di poterli consolare.
(secondo dialogo con Rothko)
Il grande quadro nero è appeso
nel salone deserto
della villa abbandonata,
mentre il suo eco si riverbera
nelle cose di tutti i giorni.
Lo trovi macchiolina
su di un vetro appena pulito,
nella polpa di una pesca,
un neo sul collo di una donna,
un punto alla fine di una riga.
Si espande
nel caffè rovesciato,
quando il petrolio sgorga dalla terra.
E' il mare nelle notti senza luna
che ti chiama
ti invita ad entrare
a sommergerti
annegare
e ritrovarti
seduto sulla poltrona di cuoio reclinabile
davanti al grande quadro nero
ad ammirarne i colori.
(secondo dialogo con Rossetti)
Comprime tutti i colori
li cancella
assorbendone la luce,
è un'implosione che aspetta
quel quadro nero alle tue spalle.
Piano ti avvolge
mentre mi mostri l'album
delle tue altre vite.
Afferra i tuoi movimenti
nella sua tela
mentre tu mi sorridi
e distratta sfogli le pagine.
Inarrestabile
ti imprime su se stesso
con delle leggere inspirazioni.
Io osservo senza capire.
Disperato comprendo
che io di te non ho più niente.
Solo uno sfondo nero
ti ritrae
solo il tuo album di foto
con dentro te
con dietro sempre il quadro nero
che sempre ti porta via.
Io di te non ho più niente,
il quadro nero
di te si è preso tutto.
(epilogo con Isadora Duncan)
Vieni. Vieni a lui.
Vieni da chi senza sangue
è appeso,
nascosto nel quadro nero.
Non temere, ma tu mai temi
e ti avvicini.
Le tue mani sfiorano la pittura
scivolano le dita lungo i bordi della cornice,
dentro lo vedi
fissarti dal nero immobile.
Accosti il tuo volto
e lo senti sussurrare:
− Danza – per chi ha rinchiuso il vuoto
e coperto i suoi tratti
con un dipinto sul nulla.
Fallo per chi cercando il buio
da dentro l'ha trovato
e smarrito i suoi colori in altre vite.
Danza la vita, danza te stessa:
l'arcobaleno.
Vesti la tua pelle
del peso della sua buia tela
che in te morbida vola
aperta in scialle di seta cangiante.
(first dialogue with Rothko)
Where forms end
thoughts dwindle
only colours continue
with their immediate emotions.
Where colours too are superfluous
and fade towards one essence
there, one step further
you’ll find the black painting.
A canvas covering an entire wall
rectangular, vast
in the isolated
spiral-shaped
empty building.
Outside the walls are enveloped
with bas-reliefs recounting
the deeds of mankind
covering the silence of the black painting.
The light is all there
in that painting, hanging in the void
and within the thickness of the colour
it is possible to surmise:
it is alive,
it knows that, but soon rests
motionless again, without desire.
Only the hands of blind people
can get close and touch
only attentive eyes
can see the blackness shine
hear the voice of the light
vibrating free in the openings.
The illusions break down
the bas-reliefs crumble
there is birth and death
on the canvas of consciousness
in quick brush-strokes of a black painting
never painted.
(first dialogue with Rossetti)
You find me behind the canvas
of the black painting,
to the rhythm of breath I press
face and hands into it
so they emerge and disappear in front.
I try to finish
what you couldn’t do:
painting your pain
so you wouldn’t go mad.
All around me hang
the paintings with only her,
a room full of vibrant colours
where always she is portrayed
in changing epochs, garments, stories
but always her bold features
and the long, red, curly hair.
She emerges from the dark of the background
unique, she rules
your heart.
Then she disappeared, dead
leaving you only a black background
me the empty painting
of your pain.
I emerge and disappear
pressing face and hands
into the black canvas.
I maintain the beat of the two hearts
in the rhythm of my breath
in love with the finished loves
believing I could comfort them.
(second dialogue with Rothko)
The big black painting hangs
in the deserted room
of the abandoned mansion,
while its echo reverberates
in everyday things.
You find it as a little stain
on freshly polished glass,
in the flesh of a peach,
a mole on the neck of a woman,
a full stop at the end of a line.
It expands
in the spilled coffee,
when oil bursts from the earth.
It is the sea in the moonless nights
that calls you
invites you to go in
to dive in
drown
and find yourself
sitting in the reclineable leather armchair
in front of the big black painting
admiring the colours.
(second dialogue with Rosetti)
It compresses all the colours
wipes them out
absorbing the light,
it’s a waiting implosion
that black painting behind your shoulders.
Slowly it wraps around you
while you are showing me the album
of your other lives.
It seizes your movements
for its canvas
while you smile at me
distractedly leafing through the pages.
Unstoppable
it imprints you on itself
with every subtle in-breath.
I observe without understanding.
Desperate I realize
I have nothing of you anymore.
Only a black background
keeps you
only your photo album
with you inside
with the black painting always behind
that always takes you away.
I have nothing of you anymore,
the black painting
has taken all of you.
(epilogue with Isadora Duncan)
Come. Come to him.
Come to the one who is hanging
bloodless,
hidden in the black painting.
Don’t fear, but you never fear
and you come closer.
Your hands touch the painting
your fingers glide
along the borders of the frame,
you see him inside
fixing you from the motionless black.
Bring your face quite close
and you will hear him whisper:
− Dance – for him who has locked up the void
and covered his features
with a painting about nothing.
Do it for him who searching the dark
found it from the inside
and lost his colours in other lives.
Dance life, dance yourself :
the rainbow.
Dress your skin
with the weight of his dark canvas
that whirls softly around you
opening into shawls of iridescent silk.
Translation by Bhikkhu Abhinando